Il 16 aprile è uscito Fuori Tutto, l’album di debutto dei Galleria Margò, anticipato in rete dal brano Glitter, registrato e mixato al Real Sound Studio di Milano e masterizzato tra il Nautilus Mastering Studio e lo stesso Real Sound, prodotto da Rocketman Records, edito per Vololibero Edizioni e distribuito da Self.
Fuori tutto è un concentrato del meglio del cantautorato italiano degli anni ’90. Suoni elettronici, ritmi e vocalità che ricordano artisti come i Blu Vertigo, Max Gazzè, Ivan Graziani (ok, non è molto anni ’90, ma passatmelo) e anche un po’ di Franco Battiato. Voce e musica si fondono molto bene, soprattutto a livello ritmico. Un esempio su tutti è il brano “Paga tu”.
La cornice di tutto ciò, invece, è un susseguirsi di lucida ironia e giochi di parole, una sonorità frizzante e dal sapore internazionale, che alterna riff sintetici ad accattivanti chitarre elettriche.
Atmosfere retrò nelle musiche, ma spiazzante contemporaneità dei testi! Si parla di moleskine, offerte vodafone, twitter e altri dettagli della nostra vita di tutti i giorni, che in qualche modo fanno riflettere.
La critica è sottile, ma ben sottolineata da frasi come “140 fonts per raccontarsi bene non saranno mai abbastanza”, contenuta in “Giro di Vite”, il mio brano preferito dell’album. Oppure in Cupido se ne fotte, dove i Galleria Margò dichiarano fermamente che l’amore non sono le tariffe agevolate o gli sconti al cinema per le coppie oppure i lucchetti appesi ai ponti. L’amore è contatto fisico, passione e sentimento, cose che sembrano essere passate di moda o, quanto meno, aver perso significato.
Da una parte abbiamo i nuovi dèi telematici, le bevute a sbafo e il citazionismo mondano, dall’altra un amore cinico ed erotico, il treno perso per un soffio e il gaudio impareggiabile che si nasconde dietro il rischio di perdersi nel mondo: questo è lo sfondo che troverete.
Per essere l’esordio di questo gruppo nato poco più di un anno fa tra Milano, Varese e Bologna, si tratta di un lavoro piacevole da ascoltare e davvero ben costruito. Voi che ne dite?